La biblioteca dei fisici scomparsi by Barbara Bellomo

La biblioteca dei fisici scomparsi by Barbara Bellomo

autore:Barbara Bellomo [Bellomo, Barbara]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Garzanti
pubblicato: 2024-07-26T22:00:00+00:00


25.

Catania, giugno 1954

Ha chiuso la porta alle sue spalle ed è rimasta a lungo in silenzio. La madre e Flora le sono corse incontro per sapere. Ma lei non ha voluto dire niente. Non ha saputo dire nulla, perché la visita di Raffaele l’ha scossa nell’intimo. Così, sfinita, si è ritirata nella sua stanza ed è rimasta tutta la notte a occhi aperti a guardare il soffitto.

Ora, con l’arrivo della luce mattutina, sente la necessità di riordinare quel tumulto di sensazioni contrastanti che si agitano nel suo animo.

Così si mette in piedi ed esce.

Guida a lungo, e raggiunge la Playa.

Posteggia la macchina sotto una pineta e a piedi scalzi avanza nella sabbia impalpabile e bianca, ancora umida. Davanti a lei la distesa del mare turchese e in lontananza l’imponente sagoma dell’Etna che si staglia nel cielo rosa.

Prende un ramo spezzato, abbandonato sulla battigia, e inizia a camminare. Passo dopo passo, senza una meta.

In fondo già lo sapevo.

Traccia una lettera con la punta del ramo sulla sabbia.

Una grande R.

Raffaele.

Le sue parole, il giorno prima, sono state taglienti e dolorose. Eppure lei lo sa per essere stata a lungo la moglie di un chirurgo. Per guarire serve prima soffrire.

La verità può essere amara. E la verità è che lei non ama Raffaele come dovrebbe. Peggio. Non l’ha mai amato. Lui è stato per lungo tempo per lei solo un faro. Un faro a cui guardare quando si sentiva dispersa in mare sul punto di annegare. Era stato il suo rifugio, il suo porto sicuro. Da quando la relazione con Alberto era finita, lei si era aggrappata a lui e aveva smesso di lottare. Non era stato poco, ma non era stato abbastanza.

Ma c’era di peggio.

Il loro era un rapporto del non detto. Forse, con eccezione del pomeriggio prima, non erano mai stati pienamente sinceri l’uno con l’altra.

Parlando, ora lui l’ha affrancata. Le ha permesso di vedere oltre, dove la sua rabbia le impediva di guardare, di capire che il loro rapporto era costruito sulla sabbia. Sabbia sottile come quella sulla quale ora cammina. Non c’è da meravigliarsi quindi che dopo tante mareggiate, le fondamenta siano crollate.

Forse dovrei dire che finalmente sono crollate.

Perché se pur non avrebbe mai scelto di separarsi, è uscita da una relazione che era finta. Lei che finta non lo è mai stata.

Si china a raccogliere piccole conchiglie bianche striate di marrone, poi volge il viso al sole tiepido. Prima di rimettersi in cammino traccia un’altra lettera sulla rena.

Una A.

Alberto.

Era lì che si era persa. In un amore giovanile nel quale aveva creduto con tutta sé stessa, e che poi le aveva lasciato nel cuore solo macerie.

In lei si fa strada, prepotentemente, la voglia di risollevarsi. Di ritrovarsi.

Ma non sa come.

Un’altra lettera. Una I.

Ida.

Sente che per riappropriarsi della sua identità e della dignità deve ritornare al suo passato. Alla Ida che aveva fatto innamorare prima Alberto e poi Raffaele. A quello che era mentre lavorava in via Panisperna. Deve ricordare cosa le hanno insegnato quegli uomini di scienza, giorno



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